San Silvestro - Recinto dei Nobili: aristocrazia, artigianato e commercio in Porta San Gaudenzio
“Le belle mura nuove” citate da Ogerio Alfieri a fine Duecento, pochi decenni più tardi sono insufficienti a contenere la crescita di Asti, che ha necessità di provvedere all’ampliamento murario difensivo prima con gli angioini e quindi dal 1342 con Luchino Visconti. Alla fine del XIV secolo la città, tornata viscontea con Gian Galeazzo, viene da costui concessa come dote alla figlia Valentina sposa di Luigi di Valois, fratello di Carlo VI re di Francia: i nuovi signori subito si impegnano nel rilanciare l'economia cittadina ,sia attenuando gli oneri fiscali e le servitù militari, sia migliorando l’urbanistica. Così il commercio rifiorisce: la cinta muraria ormai raddoppiata divide la città in quattro quartieri, due nel "Recinto dei Nobili" (prima cerchia di mura) e due nel "Recinto dei Borghigiani" (seconda cerchia). Ogni quartiere è tripartito: tre Porte nel Recinto dei Nobili, tre Borghi in quello dei Borghigiani; Porte e Borghi sono retti da due Rettori minuti (o Anziani o Consoli) e da un Capitano militare. Ogni Porta – così come ogni Borgo – è suddivisa in quattro Contrade, ciascuna in grado di armare una Bandiera (milizia popolare di venticinque uomini con propria insegna).
Il quartiere di Porta San Gaudenzio e San Michele (composto dall’estensione di San Silvestro- San Gaudenzio, da parte di San Giovanni della Fontana e di San Sisto e dall’estensione di San Michele- San Maurizio, e da un tratto di Sant'Ilario e di Sant'Aniano) appartiene al grande quartiere detto degli "Alborum" (‘dei Bianchi’ dal colore del vessillo di battaglia), definito anche deversus Castrum (verso il Castello). La residenza dei vertici cittadini nel quartiere di Porta San Gaudenzio richiama importanti famiglie che hanno interesse a stabilirsi vicine ai palazzi “del potere”: Alfieri, Asinari, Guttuari, Malabaila, Pelletta, Solaro, Isnardi.
La presenza di un nucleo di famiglie affini e facoltose offre largo spazio ad una frenetica attività mercatale e, tra caseforti e torri dei maggiorenti, compaiono laboratori, osterie, orti, lavanderie, botteghe, officine, in una piccola società operosa. Nella vita e nell’economia di quartiere, l’artigianato ed il commercio diventano i motori trainanti: si acquistano strumenti e materie prime necessarie alla produzione, si lavora in ‘bottega’ con ‘garzoni’, si vende direttamente al cliente, in un circuito virtuoso fra lavoro manuale, proprietà dei mezzi di produzione e reimpiego produttivo dei ricavi derivanti dalla vendita. Per il Rione San Silvestro, accanto ai maggiorenti sfilano le eccellenze professionali che ancora oggi rendono lustro all’economia ed alle arti astigiane.